venerdì 15 luglio 2011

Ieri era il 14 luglio: la presa della Bastiglia

Era tutta la mattina che nei vari uffici di cancelleria in cui andavo, quando capitava di citare che giorno fosse dicevo: “Quattordici luglio, quatorze juillet: la Presa della Bastiglia!” e ci si scherzava sopra.
Ma dentro di me mi auguravo che questo giorno avesse un significato per tutti.
Non ho mai avuto fede nelle masse. Non sarei potuto essere un buon comunista: credo sempre soprattutto nell'iniziativa del singolo e quando qualcosa di buono accade per il sommovimento di una massa, tendo sempre a pensare che si tratta della convergenza di un gran numero di singoli che sono riusciti a mettersi d'accordo.
Eppure non riesco a non trovare affascinante che da quell'assalto di un gruppo di persone ad una prigione particolarmente odiata, da quello che ora passerebbe sicuramente per un atto terroristico, sia nata una grande speranza, che ha portato a sostanziali miglioramenti nella vita di tutti noi.
La Rivoluzione Francese ha avuto i suoi eccessi (e non pochi) e ha condotto in seguito alla tirannia di Napoleone, ma come possiamo non ammirare i principi che ci ha donato, che erano tutt'altro che scontati a quel tempo e non sono per niente scontati neppure ora?
Ieri era il 14 luglio, anniversario della Presa della Bastiglia e io aspetto, mi auguro che anche in Italia non una massa informe, ma l'incontro fortunato di tante menti pensanti si ribelli alla Bastiglia delle nostre menti e non si limiti come nei Promessi Sposi ad attaccare forni per avere un po' di pane, ma diffonda a piene mani il pane della conoscenza che redime l'uomo da un futuro di poco superiore a quello della bestia.

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