giovedì 11 agosto 2011

Non dire gatto...


Leggo sui notiziari che il giudice Riccardo de Vito, della sezione di Olbia del tribunale di Tempio Pausania, ha condannato a sei mesi tre sconsiderati che, per puro quanto malsano divertimento, avevano catturato un povero gatto, l'avevano cosparso di benzina e gli avevano dato fuoco. Così, tanto per vedere l'effetto che fa.
Non mi soffermerò più di tanto a commentare la cosa in sé. Anche a me, come alla maggior parte di chi non sia completamente insensibile alle sofferenze altrui, vengono in mente pensieri di profonda indignazione. Probabilmente ad ognuno di noi viene da pensare che i tre meriterebbero una punizione esemplare. Che so, che si incendiasse il loro sedere per vedere come corrono bene. Una cosa da cartoni animati della Warner Bros, che sono probabilmente il modello a cui si sono ispirati.
Al di là di questi aspetti prettamente emotivi e dell'importanza che la sentenza può avere per i sostenitori dei diritti degli animali, ritengo personalmente che la cosa più illuminata della sentenza, perlomeno come ci viene raccontata dagli organi di informazione, è che il giudice NON abbia concesso la sospensione condizionale della pena. Ovvero, se la pena dovesse essere confermata e divenire definitiva, i tre dovrebbero scontarla effettivamente, in una forma o nell'altra.
Personalmente sono contento che esista la possibilità della sospensione condizionale della pena per chi non ha precedenti condanne e reputo che questo sia un ottimo modo per dare un avvertimento alla persona per bene che commette un singolo errore non particolarmente grave, affinché si dia una mossa ed eviti altri comportamenti discutibili nel futuro. Specialmente se si considera che sono considerati illeciti penali anche comportamenti come costruirsi un gabinetto in casa propria senza l'autorizzazione edilizia o tenere in tasca come portafortuna un bossolo esploso di proiettile per fucile da caccia, magari trovato per terra in campagna o altre amenità del genere che, se proprio si vuole sanzionarle, una sanzione amministrativa basta e avanza.
Tuttavia il fatto di applicare la sospensione condizionale a tutte le condanne al di sotto di una pena di due anni in modo assolutamente acritico genera anche mostri non indifferenti.
Ci possono essere casi di persone che letteralmente ne perseguitano un'altra, ma ogni volta compiono azioni per cui la condanna è necessariamente bassa, perché non arrivano a provocare gravi danni fisici. O comunque persone per cui la legge non consente una condanna elevata ma le cui azioni sono sicuramente abiette, come questi tre incendiari di gatti.
Concedere in questi casi la sospensione condizionale della pena, come di fatto avviene quasi sempre, significa dare un messaggio ai mascalzoni: picchiare qualcuno, imbrogliare, molestare qualcun altro conviene sempre in questo paese. L'importante è non farla troppo grossa e non innestare la reazione più forte del sistema, quella che ti manda subito dentro. Al peggio, se proprio va male, vi condannano con la condizionale e non fate un solo giorno di prigione. Magari avete pure modo di fargliela pagare a quello che vi ha denunciato, sempre che non vi facciate scoprire.
Il dottor De Vito con questa scelta illuminata ha dimostrato la possibilità di reprimere questo ambito di piccola delinquenza nascosta e solitamente impunita che rende peggiore la nostra società.
Non mi faccio illusioni. Esistono buone possibilità che la sentenza venga modificata in appello, da giudici che ritengano opportuna la concessione della condizionale in nome di questa applicazione automatica agli incensurati, di cui parlavo prima. Speriamo di no.
Ma intanto godiamoci per un giorno l'idea che anche per i gatti indifesi c'è un giudice ad Olbia.







Nessun commento:

Posta un commento